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sabato 3 gennaio 2009

I nuovi e vecchi eroi


Quand'ero piccolo ero affascinato dagli eroi. Quelli rappresentati nei libri di storia, quelli della prima guerra mondiale, ad esempio, come Cesare Battisti (nella foto), Fabio Filzi. Morivano per la patria e credevo fosse giusto farlo. Credevo nel valore della patria, credevo nelle istituzioni. Credevo che fosse un dare-avere scontato nella sua giustezza. Io do la vita per te, perchè sacrificare la mia vita serve a migliorare quella dei miei concittadini, dei miei familiari o per dare un futuro migliore ai nostri figli. Adesso che ho compreso tante cose, non la penso più così. La patria si prende la tua vita, ma non dà niente alla tua famiglia, se non una piccola medaglia. Credo sempre negli eroi, quelli di ogni giorno, quelli che vanno a lavorare e che per problemi molto più grandi di loro rischiano ogni giorno di rimanere a casa in cassa integrazione. Quelli sono gli eroi di oggi, come lo sono stati in ogni tempo. Le vere battaglie vengono combattute nel nostro paese, come in altri per potere "tirare a campà". Certo, le guerre, oramai "per giusta causa", "preventive" o contro ipotetici nemici che neanche esistono, vengono iniziate per potere creare gli eroi vecchia maniera: quelli che ritornano a casa dentro una casssa avvolta da una bandiera, col presidente che stringe le mani dei bambini che si sforzano di non piangere, perchè "devono essere forti", perchè il loro papà è morto per una giusta causa. Ad onor del vero, c'è da riconoscere che nel momento in cui accettano di rischiare la vita in un paese lontano, come l'Iraq, l'Afghanistan o il Libano sono consapevoli di potere diventare degli eroi, ma è soltanto, credetemi, per potere "campare la famiglia" dignitosamente, come l'eroe metalmeccanico, nè più, nè meno. Le missioni di pace o di guerra hanno creato un sacco di posti di lavoro.

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