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giovedì 2 aprile 2009

Il corpo di un uomo morto è l'unica verità inconfutabile sulla sua storia passata


Un'altra pillola di saggezza del mio compianto padre. Ogni volta che prendeva in mano il "Giornale di Sicilia" diceva: "Vado a guardare chi è morto (i necrologi). Le altre cose sono solo fesserie ." In effetti, ogni quotidiano ha una serie di articoli, scritti da un giornalista, più o meno bravo, che deve necessariamente, come si suol dire  (frase usata in cucina  quando la salsa è risultata troppo densa per eccessiva cottura): "Allungare u sucu". Da una parte abbiamo, ad esempio, un morto assassinato e dall'altra: quello che ha detto il vicino di casa che non ha visto niente, il carabiniere che dice e non dice per via delle indagini in corso, il passante che ha visto tutto ma racconta la metà dei fatti, ecc,ecc..... Quindi, per il povero cronista occorre usare la fantasia. Elemento necessario ed importantissimo per svolgere i temi, come diceva mia madre quando andavo a scuola. Sulla morte di un uomo, di conseguenza, possiamo dire tutto quello che vogliamo o che possiamo, ma l'unica realtà è la presenza di un cadavere. Lì non ci può inventare niente nessuno. Figuriamoci sulla storia di un uomo. Tante persone possono giurare che fosse un brav'uomo, senza peccati, che fosse incapace a far del male anche ad una mosca. Altri giurerebbero il contrario, ma...... "a verità a sapi sulu u Signuri" (altra citazione delle nostre parti). Quindi, per non dovere scomodare necessariamente il Padreterno, accontentiamoci dell'unica realtà conosciuta: la presenza del morto. Che sia morto è sicuro. "Cu tu risse?" "C'è scritto nnò giurnale". Casomai, possiamo evitare di dover credere per forza  che il Cavalier Tizio che è mancato all'affetto dei suoi cari fosse "uomo pio e dedito al lavoro e alla famiglia", quando tutti sapevano che avesse una doppia vita e che bestemmiava sempre perchè odiava il lavoro.

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