Quando i governanti, divorati dalla sete della libertà, si trovano ad avere dei cittadini che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarli, accade allora che, se i cittadini resistono alle richieste dei sempre più esigenti parlamentari, sono dichiarati comunisti. E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei cittadini è definito un uomo senza carattere, servo e smette di fare politica; che il cittadino bisognoso di favori finisce per trattare il premier come divinità, e non è più rispettato, molti cittadini non osano rimproverare i politici e costoro si fanno beffe di loro, che i giovani pretendano gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi, e questi, per non parer troppo severi, li candidano alle elezioni. In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo per nessuno. In mezzo a tale licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la rivoluzione.
Non me ne voglia Platone
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sabato 13 marzo 2010
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